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Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Domenica 8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata, all’età di 93 anni, è morto a Trento l’avvocato Alfredo de Riccabona, un giurista di grande valore che ha lasciato il segno in varie fasi storiche della vita prima istituzionale, poi ecclesiale e quindi sociale del Trentino. Quando io dalla mia Venezia arrivai a Trento nell’autunno 1963, per iscrivermi al neo-nato corso di laurea in Sociologia, Alfredo de Riccabona era già da anni direttore generale per le competenze legislative della Provincia autonoma, presieduta dal 1960 da Bruno Kessler. Seppi soltanto poi del suo fondamentale contributo, nel 1962, al superamento delle difficoltà statutarie per la realizzazione del disegno kessleriano di fondazione di una facoltà di Sociologia, all’epoca prima e unica nel panorama accademico italiano, ancora molto condizionato dal pregiudizio della filosofia “idealista” di Benedetto Croce (e, in precedenza, di Giovanni Gentile, filosofo e ministro del fascismo) nei confronti delle scienze sociali e della sociologia, accusata di essere una “pseudo-scienza” che utilizzava “pseudo-concetti”. Non avendo la Provincia di Trento competenze statutarie in materia universitaria, anche con la consulenza dei professori Umberto Pototschnig e Feliciano Benevenuti, Alfredo de Riccabona suggerì al presidente Kessler l’”escamotage” per superare tale ostacolo giuridico-costituzionale. La Provincia, con una propria legge, avrebbe promosso la fondazione dell’Istituto trentino di cultura (ITC, oggi Fondazione Bruno Kessler, FBK), il quale a sua volta avrebbe dato vita all’Istituto universitario di Scienze sociali (dal 1966, in forza del riconoscimento parlamentare, divenuto Istituto superiore), con il corso di laurea in Sociologia. Personalmente conobbi Alfredo de Riccabona alcuni anni dopo, nella seconda metà degli anni ’60, quando propose ad alcuni laici e laiche trentine insieme ad alcuni studenti universitari di allora, come me ed altri, di realizzare un agile periodico denominato “Dopoconcilio”. De Riccabona era un giurista di fede cristiana, ma improntato ai valori della laicità, estranei ad ogni forma di integralismo religioso. Eravamo negli anni appena successivi alla conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II, inaugurato nel 1962 da Giovanni XXIII e concluso nel 1965 da Paolo VI. E in quel periodo la Chiesa e il mondo cattolico erano attraversati da spinte contrastanti, tra chi voleva realizzare pienamente gli insegnamenti del Concilio e chi, invece, mirava ad una sorta di “restaurazione aggiornata”, come venne definita da alcuni. Sotto la guida sapiente di Alfredo de Riccabona, che si ispirava anche alle testimonianze francesi di Jacques Maritain e di Emmanuel Mounier, oltre che di teologi come Chenu e Congar, per alcuni anni “Dopoconcilio” portò avanti l’ispirazione conciliare dell’ecumenismo religioso, ma anche dell’autonomia del ruolo dei laici nella Chiesa e nella società. Fino all’ottobre 1969 questo gruppo di laici e laiche, trentini e non, si avvalse anche di una consulenza, rispettosa e discreta, del grande teologo mons. Bruno Vielmetti, purtroppo prematuramente scomparso per un incidente in montagna. Successivamente, Alfredo de Riccabona fece anche parte della Comunità ecclesiale di San Francesco Saverio a Trento. In un’epoca più recente, da cristiano nella fede e appunto rigorosamente laico nell’impegno civile, egli ha raccolto le sue esperienze sotto il titolo “Riflessioni sulla fede al vaglio dei cambiamenti della vita di oggi”. E, per molti anni, nella seconda fase della sua vita, Alfredo de Riccabona ha contributo alla fondazione dell’Alfid, “Associazione laica famiglie in difficoltà”, di cui è stato a lungo presidente e, da ultimo, presidente onorario. Alla notizia della sua morte, l’Alfid ha scritto giustamente della sua figura, appena scomparsa: “È stato un uomo di profonda spiritualità religiosa e di grande rigore morale. Si è fatto interprete e portatore della riflessione di una rinnovata lettura del Vangelo e della religione come presenza nella società per la sua trasformazione nel segno dell’amore, e nel rifiuto di regole astratte e prescrittive. In coerenza con ciò ha sempre sottolineato il valore della laicità, come fondamento della ‘libertà responsabile’, principio sempre ribadito come fondante di un giusto operare per sé e per gli altri.” Un riconoscimento laico a fronte di un riconoscimento religioso: in questi giorni del congedo estremo da Alfredo de Riccabona questa è la migliore sintesi della sua vita.
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